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Elisa Confortini – Sentieri Nei Boschi

“SENTIERI NEI BOSCHI”
Percorsi, forme e riflessioni intorno alla natura.

Un  aspetto caratterizzante del lavoro artistico della Confortini è quello della sua forte empatia con il mondo naturale: una sensibilità emotiva che si integra con il suo personale processo di elaborazione manuale delle terre, ma che attraverso un’attenta analisi dei propri strumenti linguistici e operativi  si carica anche di un’innovativa impostazione concettuale.

Per Elisa Confortini il grès è un materiale ideale per tradurre in arte le sue passioni naturalistiche. Nelle sua infinita catalogazione di insetti o forme animali e vegetali non si stanca mai di ordinare e riunire in gruppi queste sue creazioni di immaginarie forme di vita. Non possiamo che condividere questa sua passione ripercorrendo dalla nostra infanzia le instancabili ricerche da inesperti esploratori in boschi o fiumi, prati o su spiagge assolate alla ricerca di forme di vita, minerali, conchiglie e vegetali da collezionare. È per questo che le opere che Elisa ci propone tornano alla luce da un passato remoto e si mostrano a noi come forme familiari.
Questa perizia nel lavorare il grès ha fatto sì che i suoi lavori acquisissero una propria vita: un respiro vitale. Nei semi o negli insetti oppure nelle delicate forme vegetali che nascono all’interno di perfette figure geometriche, ci conduce nel suo personale e delicato linguaggio poetico senza mai spingerci a comprendere fino in fondo ciò che osserviamo ma concedendoci uno spazio di libero arbitrio. Dai suoi lavori veniamo irrimediabilmente attratti, ed è come trovarsi al cospetto di un enigmatico evento naturale.
A chi entra nella “Wunderkammer” di Elisa non occorre un Dio Thot-Ermes per poter decodificare le sue opere “para-scientifiche”, esse parlano una lingua intellegibile a tutti, le sue creazioni risultano semplici alla nostra percezione, perché questi simboli ancestrali, lo scarabeo, i semi, le ossa, i minerali sono parte di noi e del nostro passato remoto di cacciatori e raccoglitori.
L’obiettivo di Elisa è conservare, raccogliere e poi fabbricare plasticamente questi oggetti straordinari per le loro caratteristiche intrinseche ed estrinseche. In essi si conserva analogicamente l’oggetto ritratto, ma al tempo stesso la forma, la materia, la superficie ed il colore stessi, ne restituiscono un nuovo valore formale, un insetto o un vegetale si metamorfosano in forme geometriche astratte e al tempo stesso salvaguardano tutta la loro forza simbolica delle forme naturali, ed è qua che si perde i segno, il senso o il limite fra naturale ed astratto, i due linguaggi si assomigliano fino a plasmare nuove ed inaspettate forme di vita.
Elisa Confortini crea questi “corpi-materia” osservando ed immaginando la natura (Imago Naturae) ma contemporaneamente stravolge il linguaggio per disorientare l’osservatore. È una continua ricerca del punto di non ritorno che si trova nel limite fra l’astrazione pura, la ricerca informale e materica dell’essenza stessa dei materiali e nelle innumerevoli forme della natura. Elisa mescola alchemicamente tutti questi ingredienti con saggezza “zen”, togliendo il superfluo fino ad arrivare ad una Gestalt di estremo equilibrio, pulizia ed essenzialità. Anche il colore è usato con grande sobrietà, sono gli stessi materiali e la loro naturale colorazione che si forma con l’alta temperatura a 1300 gradi, gli sporadici apporti cromatici che Elisa usa per le sue opere, oltre alla decocalcomania ceramica e al bianco immacolato della porcellana. (Alessandro Bellucci)

Elisa Confortini è un’artista che fa dialogare la materia (il grès nello specifico) con una sapiente interpretazione artistico-scientifica trasformando la stessa in arte.
Bresciana di nascita (1973) e ligure di adozione, lavora a Genova dove ha aperto il suo laboratorio ’”Atelier 99″. Ha una formazione scientifica e con grande passione e ottimi risultati si occupa fin da adolescente di macro-fotografia, in futuro questa attività le sarà molto utile nella realizzazione dei suoi lavori. Inizia a fare pratica sulla ceramica dalla metà degli anni ’90, dopo una casuale (ma provvidenziale) lettura di un articolo sulla cottura Raku scoperto su una rivista specializzata. Così inizia il suo percorso di conoscenza verso questa disciplina che non ha più abbandonato diventando un’artista-ceramista di professione. Dal 1996 al 1998 frequenta stages in diversi ateliers, in particolare quello della ceramista Enrica Negri a Milano. Nel 2007 è tra i vincitori del concorso per artisti emergenti organizzato dall’ICMEA (International Ceramic Magazine Editors Association). L’anno successivo è invitata al progetto FLICAM di scambio artistico tra Italia e Cina. Dal 2009 inizia a frequentare lo studio dello scultore Adriano Leverone. Partecipa inoltre alle biennali internazionali di Arte Ceramica di Faenza, Manises e Alcora in Spagna, Aveiro in Portogallo, Kapfenberg in Austria, Taiwan e Parigi.

 

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